FRAMMENTI DI UN ROMANZO MAI SCRITTO III #poesia #Poesía #poesie #poetrylovers #poetrycommunity

Com’è ribelle l’intonazione nella flebile voce dei bambini e deflagrante di feconda anarchia la loro risata ad ogni imposizione del quieto vivere. La civiltà non è altro che violentare la natura, tagliare ali ed unghie ad ogni empito di spontanea gioia di vita.

Uno vive con ciò in cui crede e uno vive con ciò che conviene.

Per un’umanità che inesorabile volge il mondo allo strazio, la poesia rimane il piú nobile e sublime atto di masochismo.

Del resto mi rattristavo fin da bambino alla vista della giostra, delle feste comandate, al divertimento ad ogni costo, lo sguardo sempre vago, oltre lo svago, come chi non vuol cogliere ma essere colto dal bersaglio.

Sostanzialmente sono uno stronzo, un magnifico stronzo ed ho tutte la ragioni per esserlo.

Ho voluto portare testimonianza della mia inappartenenza.

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ARTE, TRADIZIONE E RIVOLUZIONE

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AFORISMI SULL’ARTE. #arte #artistspoken #artistsupport #artistic #aforismi #filosofia #philosophy #pensieri

L’artista deve stare sopra le righe. Se stesse tra le righe sarebbe una nota o una parola, nocciolo di ipotesi d’arte su cui un’ipotesi d’artista può creare la sua opera.

Creare, ecco il dunque. L’artista è demiurgo, quantomeno nella sua piú piena realizzazione. Ma nel ri-dire, nel re-citare, nel rap-presentare l’artista o il sedicente (e seducente) tale, si limita alla sfumatura. Forse raggiunge una caratura demiurgica solo quando qualità e quantità delle sfumature riescono a caratterizzare in modo sostanziale l’Opera ri-detta, re-citata, rap-presentata.

Ci sono poeti (e penso a due poeti che si equivalgono, Neruda e Prevert, anche se il cileno gode di molta piú stima intellettuale), ci sono poeti che, una volta trovata la chiave per accattivarsi i favori del pubblico, tendono al riciclaggio di sé stessi, fino al naufragio nel cliché. Ecco, come incamminarsi sul sentiero degli dei fuggiti e fermarsi per un picnic, mentre gli dei si fanno via via sempre piú irraggiungibili.

L’accademia ha grandi virtú e piccoli vizi, ma tra i piccoli vizi ce n’è uno veramente deleterio: la fossilizzazione dello stile nel credersi dogma.

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I CONTI NON TORNANO MAI

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MUSICA COLTA E POPOLARE #musicblog #musica #music #classicalmusic #jazz #rock #folk

Non bisogna intendere il concetto di musica colta come portatrice di cultura, di conseguenza contrapposta ad una fantomatica musica ignorante, ma come musica che viene fuori da un percorso formativo accademico che, tra l’altro, tiene conto, in modo direi scientifico, anche delle tradizioni musicali popolari. A mio parere, piuttosto che definirla cosí, sarebbe piú appropriato utilizzare il concetto di musica di tradizione accademica. Sia chiaro che questa non si contrappone alla musica di tradizione popolare: sono due poli che esercitano la loro attrazione, creando un campo magnetico intermedio dove si manifesta la musica nella realtà. Ad esempio, Piazzolla e tutto il tango Nuevo, o Gershwin, si fa fatica a dire se siano colti o popolari. Ancor piú il jazz, nato come musica antiaccademica per eccellenza, già nei primi decenni del novecento si aprí ad uno scambio reciproco col mondo accademico, per poi radicalizzare la propria ricerca in linea con quanto avveniva nell’ambito “colto”, fino alla deriva accademica e conformista degli ultimi decenni, mascherata spesso da stereotipate reminescenze popolari.

D’altronde, anche nella composizione la tradizione popolare può essere avvantaggiata rispetto alla tradizione accademica, in particolare nella creazione melodica, soggetta piú a componenti innate quali la sensibilità e l’immaginazione che al rigore della formazione che, con le sue sovrastrutture, può finire per essere una gabbia per la fantasia creatrice. Sempre esemplare l’aneddoto di Mozart che recatosi a Praga per il debutto del Don Giovanni, rimase sorpreso dai musicisti ambulanti che riproducevano coi loro organetti le melodie de Le nozze di Figaro, in particolare “Non piú andrai”, tanto che il genio salisburghese decise di inserirla, con effetti autoironici, nel Don Giovanni.

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THRHSH, IL POPOLO SOMMERSO

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PENSIERI SOCIOPATICI. #filosofia #philosophy #pensieri #aforismi #sociology

Son voluto passare dalla ragione al torto perché in certe occasioni si hanno tutte le ragioni per avere torto.

Sono un solitario perché amo troppo la compagnia dei miei pensieri.

Che l’uomo sia quello che ha fatto o quello che avrebbe potuto fare. L’uomo è quello che ha fatto, ma quello che ha fatto da anche la misura di quello che avrebbe potuto fare e quello che avrebbe potuto fare da il senso della miseria di quello che ha fatto.

Il mondo è quello che ha fatto, la vita è quello che avrebbe potuto fare.

Il mondo è il vampiro della vita, la vita è fuori dal mondo.

L’esercizio del potere, intendo nei rapporti interpersonali piú che in quelli sociali, è quanto di piú noioso ci possa essere. Mi annoia a morte esercitare potere, mi irrita in modo insostenibile essere esercitato dal potere.

L’esercizio del potere perde sempre la misura, la natura stessa del potere non ammette misura che non sia dettata dalla forza che si contrappone.

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DUE AFORISMI RELIGIOSI. #religione #filosofia #pensiero #politica

SULL’IDEA DI DIO.

Dio, l’idea di esso di cui si è fatto perno della civiltà è un alibi del potere. L’idea di Dio, calata dall’alto in adeguamento al comune senso del sacro, è legittimazione del diritto all’arbitrio del potere e, in quanto tale, è fondamento del principio di conservazione, avendo l’esercizio dell’arbitrio come fine prioritario l’impermeabilità del potere alla trasformazione e al condizionamento dal basso.

GENIO DEL CRISTIANESIMO

Cosí titolava Renée de Chautaubriand un suo fortunato saggio scritto con l’intento di difendere la religione dai furori della Rivoluzione francese. Il genio a cui si riferiva l’aristocratico scrittore francese era la capacità della dottrina cristiana di generare un progresso sostanziale nel divenire morale della civiltà. Io credo che questo progresso si possa identificare con quella che è la piú grande invenzione del cristianesimo: la psicologia, intesa come disciplina e sistema sociale, non come capacità individuale di penetrazione intellettuale (quella c’è sempre stata ed era già stata codificata da Socrate-Platone). La psicologia rende tridimensionale l’uomo, mettendo lo sprituale in relazione al materiale e dando rilievo all’unicità dell’individuo. Paradossalmente, le chiese di ogni ordine e grado sono sempre state e continuano ad essere le piú tenaci paladine dell’omologazione e dell’adeguamento, cosí come guardano con il fumo negli occhi il frutto piú maturo della psicologia: il relativismo.

Vien quasi da dire che il Cristianesimo sia nato 500 anni prima col Prometeo di Eschilo o addirittura 3 millenni prima col mito di Osiride.

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I GRECI, SHAKESPEARE E L’HYBRIS

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