POESIA E DECADENZA. #poesia #poesie #poetico #petic #poetrylovers #filosofia #philosophy

Credo che la poetica decadente sia insita già nel protoromanticismo tedesco e inglese, soprattutto in Byron e Keats, ma anche nel russo Puskin e, perché no, in Foscolo e nell’ultimo Leopardi. Baudelaire può essere considerato pienamente decadente, anche se il decadentismo vero e proprio nasce in Francia nei decenni successivi alla sua morte.

In Italia i decadentisti veri e propri furono gli Scapigliati, ma tracce di poetica decadente si possono riscontrare anche nei maggiori autori del primo novecento, oltre a D’Annunzio, Pirandello e Svevo.

Anche il maledettismo, apparentemente ancor piú circoscritto a quella cerchia francese, in realtà è una corrente che ha le sue basi nella natura stessa della poesia, perlomeno in quella, per me la migliore tradizione, che affonda le sue radici nell’epoca tragica dei greci. Penso in particolare al Prometeo incatenato di Eschilo che non a caso si chiude con l’urlo di Prometeo “Quello che soffro è contro la giustizia”, marchio a fuoco del maledettismo.

Maledizione e decadenza sono in definitiva due facce della stessa medaglia. Nel maledettismo, il senso per la crisi della poesia si esplica in una prospettiva etica, nel decadentismo in una prospettiva sociale. La maledizione e decadenza, insomma, sono una costante nello sviluppo storico della poesia. Il loro segno, la crisi, è lo stesso da cui fiorisce la poesia nella sua piú compiuta espressione.

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