Quello che non riesco a capire di questo muro contro muro sulle riforme è come si possano accusare di autoritarismo le proposte di un governo che, sulle sue linee guida, ha dimostrato di essere aperto al dialogo (non allo stravolgimento, chiaramente), mentre l’ostruzionismo che blocca il Parlamento, impedendo di chiudere rapidamente con questo importante passaggio per poi dedicarsi alle questioni emergenziali, venga rivendicato come un legittimo esercizio democratico. Le proposte avanzate dalla maggioranza – sorrette dall’asse preferenziale con Forza Italia, è bene ricordarlo, solo perchè altri, all’apertura al dialogo, hanno risposto a pernacchie a tempo debito – sono sicuramente perfettibili, ma non è con l’arroccamento ideologico su totem privi di mana, come le preferenze e l’eleggibilità diretta del Senato, che si può pensare di apportare miglioramenti alle riforme. I punti sui quali far leva per far si che dagli impianti riformistici (che, nonostante le strumentali accuse di autoritarismo, risultano in linea con i sistemi delle maggiori democrazie occidentali, a iniziare dalla Germania) vengano fuori le migliori riforme possibili sono diversi: indicazione dei candidati al Senato nelle liste elettorali regionali; limatura delle soglie di sbarramento in modo da garantire una rappresentanza più equa delle minoranze; un premio di maggioranza che non stravolga la volontà degli elettori , senza per questo compromettere la sacrosanta governabilità del paese. Tutti punti che delle opposizioni realmente interessate alla buona riuscita del percorso riformistico non dovrebbero avere difficoltà ad ottenere. Ma, purtroppo, le minoranze parlamentari paiono più interessate alla strumentalizzazione mediatica dei totem di cui sopra, sia nella vana speranza di arginare il consenso senza precedenti di Renzi, sia in una chiave di guerra tra poveri per garantirsi l’egemonia dell’opposizione. Non è difficile prevedere che, perdurando questo muro contro muro, l’unico a beneficiare della situazione, con buona pace dell’ottimizzazione delle riforme, sarà Matteo Renzi che non avrà difficoltà a esporre, davanti alla cittadinanza esausta, i capri espiatori responsabili di un eventuale e probabile rallentamento del percorso riformistico.
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E le opposizioni non hanno ancora capito che perderanno questa guerra facendo un’ulteriore figuraccia.