Laggiù dov’è più fitta la falcidia arano, spingono tini alle fonti, parlottano nei quieti mutamenti da ora a ora. Il cucciolo s’allunga nell’orto presso l’angolo, s’appisola.
Un fuoco così mite basta appena, se basta, a rischiarare finché duri questa vita di sottobosco. Un altro, solo un altro potrebbe fare il resto e il più: consumare quelle spoglie, mutarle in luce chiara, incorruttibile.
Requie dai morti per i vivi, requie di vivi e morti in una fiamma. Attizzala: la notte è qui, la notte si propaga, tende tra i monti il suo vibrìo di ragna, presto l’occhio non serve più, rimane la conoscenza per ardore o il buio.