Que viva Diego! #calcio #football #DiegoArmandoMaradona #Maradona #Argentina #Napoli

Avevo 16 anni quando in Italia arrivò Maradona. 16 anni, appassionato critico di football, esteta ma senza fronzoli. L’istintiva antipatia per quel gaucho concentrato che lavorava la palla neanche fosse una foca, l’ antipatia istintiva, ripeto e capovolgo, per Maradona, mi portò a non riuscire ad apprezzare fino in fondo le sue mirabili gesta calcistiche in presa diretta.

Iniziò a diventarmi simpatico El Pibe quando la burocrazia benpensante cominciò a crocefiggerlo per via della coca e della sua scorrettezza politica. Allora anche la Mano de Dios contro la Perfida Albione nel quarto di finale mexicano mi apparve in altra luce, inscindibile sia dal panorama politico, condizionato dalla disputa bellica delle Malvinas, sia dall’azione vincente che pochi minuti dopo il fattaccio sportivo, doveva consacrare definitivamente Dieguito all’ immortalità calcistica.

Allora ne compresi il genio, non solo calcistico, ma anche politico, matematico, comunicativo, magari a volte inconsapevole, ma pur sempre genio. Perché se non avesse avuto umili natali nella periferia bonaerense di Villafiorita, ma poniamo, nella discreta aristocrazia anglossassone della campagna londinese, Maradona sarebbe senz’altro diventato un ingegnere o un architetto o un matematico di pari livello al calciatore che è stato. O forse no. In ogni caso, quando si ha l’intuito della proporzione, quell’istintivo senso della misura che Maradona ha sempre dimostrato in campo, si deve solo trovare l’applicazione più giusta per la propria indole.

Ecco, dunque, il paradosso di Maradona: l’ essere stato così preciso, matematico, scientifico sul campo e così impacciato nell’affrontare una vita che era diventata più grande di lui. E da qui un altro paradosso che comprende il primo: tutta la scienza calcistica di Maradona era messa in atto nella più assoluta, benché armonica, anarchia. Il calcio ha bisogno di anarchia per entusiasmare e nessuno come lui ha soddisfatto questa necessità. Proprio per questo non gli si poteva concedere di avere la misura nella vita di tutti i giorni, nella sua straordinaria quotidianità.

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nessuna pretesa di verità, ma aprire qualche finestra
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