Che il teatro, in ogni sua forma, sia un ricettacolo di riti scaramantici è cosa risaputa. Non altrettanto di dominio pubblico sono le ragioni per cui registi, attori, cantanti, musicisti e ballerini sfoggiano, oltre a quello delle rispettive arti sceniche, un repertorio di piccole e grandi scaramanzie. In primo luogo, c’è una ragione universale, risiedente nella logistica e nella temporalità che accomuna tutte le discipline teatrali. La ragione logistica sta nel fatto che il teatro presuppone, per dirsi compiuto, l’interazione con il pubblico: un corpo estraneo alle dinamiche del dietro le quinte, al meticoloso lavoro che precede la messa in scena, ma fondamentale per la riuscita della rappresentazione. Il pubblico è portatore di una moltitudine di varianti che, nel bene o nel male, possono condizionare lo svolgimento dell’opera.
Ogni singolo spettatore può, volontariamente o meno, creare ostacoli al buon esito scenico. Un accesso di tosse o uno starnuto fragoroso, una…
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