Un brano scritto nell’anno di grazia 1994, il più prolifico dei miei oltre trent’anni di cantautorato sommerso. L’ambivalenza della maschera, arma di difesa o di agguato, autenticità preservata o inganno latente, ad ogni buon conto qualcosa di imprescindibile anche nella più discreta vita di relazione.
Con le maschere vere e un sorriso svuotato
Sto cercando la strada per trovare me stesso
Qui c’è gente che sa ma che tiene nascosto
E si alza in giudizio con lo sguardo distorto
Eppure le maschere che indosso
Son la sola difesa di adesso
Sono l’unica strada d’uscita
Da una vita che poi non è vita
Ora dimmi che sai dei meandri contorti
Delle doppie facciate dei conflitti di mondi
Questi mondi che ho dentro e mi spingono contro
A cercare uno spazio dove il cielo è diverso
Ma il cielo è sempre lo stesso
E a nessun uomo è concesso
Di cambiar le regole del gioco
E respirare per poco
E le maschere vere che diventano false
Quando il gioco leggero è diventato pesante.