Lo scandalo è uno dei più formidabili mezzi per scardinare gli intrecci asfissianti della mentalità dominante che regge questo sistema globale fondato sul più meccanico e burocratico funzionalismo. Per questo l’arte deve destare scandalo, oggi più che mai. Ma quale scandalo deve destare l’arte? Scene di nudo o finanche di sesso esplicito in contesti tradizionali come l’Opera e il balletto? Le narcisistiche provocazioni di performers e installatori, primi beneficiari di questo sistema burocratico-diplomatico che ha reso il mondo della cultura quel marchettificio che è diventato, particolarmente in Italia? Questi sono scandali buoni per i salottini intellettuali che non possono far altro che generare cani che si mordono la coda.
Lo scandalo, il vero scandalo che deve compiere l’arte riguarda il rimettere sotto forma di vomito l’indifferenza e la denigrazione che la gran massa dei cretini gli riversa addosso. Lo scandalo dell’arte sta nello scardinare stereotipi e luoghi comuni che tanto abbondano, spesso camuffati da verità di fede, in questi tempi che oscillano senza soluzione di continuità tra il più cinico e aprioristico scetticismo e la mistica creduloneria travestita da scienza. Lo scandalo dell’arte sta nel folgorare con un balenio di autentica meraviglia l’opacità di un mondo che risolve la teleologia della vita nella didascalia della rappresentazione. Lo scandalo dell’arte sta nel ridurre in poltiglia le copertine patinate di chi ha relegato l’arte nell’assecondante stilismo della decorazione.