Ed ecco, ci ricasco,
qualche parola che getto a caso
e vado di mestiere, non certo
come il miglior fabbro,
ma il mio lo faccio.
Ma questo, mi chiedo, è onesto?
Non dico che prima di metter
mano, mi debba consumare nell’attesa
dell’illuminazione, stanca
e offesa dall’indifferenza,
ma neanche l’occasione attendo:
piuttosto, me la do a pretesto!
E’ onesto, dico, questo?
Ma poi che importa
se l’emergente urgenza è assente
dal contesto: la penna nella mano
comunque porta la sua testimonianza.