Una poesia del 2014 adattata ad un brano strumentale del 2017. Il sadismo e’ tutto li’, nello strazio di un demiurgo crudele che si vuole padre misericordioso. L’arbitrio della conservazione teme piu’ d’ogni altra cosa che si guardi in faccia la realta’ delle cose.
Non ha ceduto il passo
al misericordioso ricatto
del Gran Sadico,
le lacrime stillate
in fondo al pozzo,
l’eterna parodia
del paradiso.
Oh, la reiterata insulsaggine
dei buoni sentimenti
ed il pesante sguardo
che trapassa il cono
d’ombra della maschera
del sacro.
Oh, l’artificio della naturalezza
nella solenne cappa soffocante
dell’idiozia rituale,
il ghigno ipocrita
e paterno del Gran Sadico,
arbitrio eterno
che del potere fa
legge di natura.
Ma non negli alti
cieli è la sua casa:
alberga nei risvolti
delle parole mezze,
dette da frombolieri anonimi
che lesti nascondono la mani.
Non ha ceduto
e ne ha pagato il pegno,
della maledizione
il segno inciso
di suo pugno,
il marchio a fuoco
delle bestie rare,
senz’occhio in cui
specchiare l’amaro abisso
di un cieco amore
allergico alle redini.