Don Lisandro non poteva immaginarselo che, sciacquando i panni in Arno, avrebbe condannato la letteratura nazionale a un secolo di regionalismi e provincialismi; la perfezione stilistica, la purezza sintattica, il perfetto intarsio narrativo tanto ammirati nel suo capolavoro, costrinsero i grandi talenti, i Verga, i Fogazzaro, i De Roberto, fino ai Tozzi e ai D’Annunzio, al ripiegamento su se stessi, sui propri particolarismi territoriali o su un estetismo fine a se stesso. I Promessi Sposi furono il convitato di pietra per ogni tentativo di formazione di una tradizione narrativa nazionale. Verga cercò di esorcizzare l’ingombrante presenza nei Malavoglia, con il naufragio della Provvidenza, ma l’ombra di Don Lisandro non si spostò per nulla. Per la verità, la strada per bypassare il capolavoro e fondare una tradizione letteraria comune, l’aveva indicata e intrapresa Ippolito Nievo, particolarmente ne Le confessioni di un italiano; ma il naufragio dell’Ercole, il vapore su cui si…
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