Aurora allungò le sue rosee dita sulla putrida perla calcarea ed il Dio della sfera di cuoio discese sul prato del tempio ed entrò nel suo ampio torace.
Dentro lo stadio – così nomato per via di quell’eroe eponimo sardofeniciopunico – lui, novello Ampsicora, sfoderò un titanico sinistro dopo profonda proiezione diagonale…
Gool! Gool! Arrodugò! Il ruggito dei fedeli astanti sottolineò il momento in cui la sacra sfera di cuoio oltrepassò il limite uterino dell’avversa sponda.
Un confuso vociare libravasi per l’aria intrisa dei generosi aromi che la terra dei coni tronchi di pietra su pietra da sempre dispensa ai suoi figli; erangli i suddetti aromi prodotti o meglio esalati dalle vivande che ogni devoto ai sacri misteri della sfera di cuoio portava seco, onde ingraziarsi il Dio: malloreddus al sugo di salsiccia, proceddu affogato nel mirto, grive, sebadas, piricchittus, gueffus, pan’e saba, casu marzu, nepente, cannonau e abbardente di…
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