Una poesia scritta nel settembre del 2014 incontra un brano strumentale scritto tre anni dopo e insieme si rendono conto che stanno meglio che da soli.
L’umana transumanza
con malcelata pena
avanza, nell’ornamento
asincrono di una grottesca
danza. L’evanescente parata
senza sosta digrigna e ingrugna
sotto celiante maschera
di glassata crosta. L’ingenua
tresca delle social catene
cela la gabbia asfittica
della partita doppia. Osservo
la sostanza dell’universo
avverso che sfila inanimato
in passo d’orso , il nervo
intorpidito del sorriso,
l’imperativo che impone,
nel cattivo gioco, il falso
recidivo del buon viso.
L’ha ribloggato su Albertomassazza's Bloge ha commentato:
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