Album d’esordio degli Area, pubblicato nel 1973, Arbeit macht frei è un disco straordinariamente compatto, nonostante l’estremo meticciato stilistico che ne sta alla base. Opera sostanzialmente Jazz-rock, con continui rimandi che vanno dalla tradizione popolare all’avanguardia colta, il tutto innervato da testi fortemente connotati nel senso della militanza politica anti-capitalista e anti-imperialista.
La prima traccia, Luglio, agosto, settembre (nero), aperta da una cantilena femminile in arabo, è quella più sensibile alle influenze folk mediterranee, pur contenendo un’improvvisazione centrale decisamente free-jazz. Segue la title track, Arbeit macht frei, che ricorda la famigerata scritta sul cancello di Auschwitz, un brano progressive ipnotico. I due successivi, Consapevolezza e Le labbra del tempo, appaiono come le due parti di un’unica suite, il cuore pulsante dell’album, in cui tutte le influenze trovano un miracoloso equilibrio. 240 kilometri da Smirne è l’unico brano completamente strumentale, una lotta titanica tra il free jazz e la forma canzone. A concludere, L’abbattimento dello Zeppelin, hard rock liquido e progressivo, con la linea di basso a fare il verso al riff di Whola lotta love dei Led Zeppelin.
I musicisti accreditati, oltre a Demetrio Stratos, Hammond, Steel drum e funambolismi vocali, sono: Patrizio Fariselli al piano, Paolo Tofani alla chitarra elettrica, Viktor Busnello al sax e clarino basso, Yan Patrick Djivas al basso e contrabbasso e Giulio Capiozzo alle percussioni e batteria. I testi, in buona parte, sono di Gianni Sassi, sotto lo pseudonimo di Frankenstein.
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TUTTE LE CARTE IN REGOLA PER ESSERE UN MALEDETTO DAEVID ALLEN, IL FOLLETTO DEL PROG
area – festa dell’Unità 1974 a Bassano del Grappa (allora feudo DC). Grande Demetrio
Non mi capita mai di fare commenti sui blog che leggo, ma in questo caso faccio un’eccezione, perché il blog merita davvero e voglio scriverlo a chiare lettere.
grazie!