Google non mi aiuta a verificarlo, ma se la memoria non mi tradisce, Rudolf Arnheim nel suo fortunato esordio saggistico “Film come arte” espresse più o meno questo concetto: raramente un film può essere considerato una vera e propria opera d’arte, ma ancor più raramente può essere considerato privo di valore artistico. Un concetto che ripropone il tema del rapporto contraddittorio tra arte e spettacolo. Lo spettacolo è arte in sé o è solo un contenitore in cui sovente si possono trovare dei meri valori artistici? Si può fare un’opera d’arte di puro intrattenimento o per forza di cose un’opera d’arte, per essere tale, necessita di rimandi estetici più alti e mediati?
A mio avviso, l’intrattenimento puro non può essere considerato propriamente opera d’arte, in quanto si prefigge una fruizione immediata, senza pretese spirituali; lo spettacolo non ha il dovere di formare eticamente ed esteticamente il pubblico, ma deve offrirgli un godimento effimero, anche se fondamentale per rifiatare dagli affanni del quotidiano. Ci sono però degli intrattenitori che possono a buon diritto considerarsi artisti con la A maiuscola. Due esempi su tutti: Totò e Fred Buscaglione. Cosa li ha resi capaci di staccarsi da un orizzonte estetico di consumo e innalzarsi a pieno titolo nella sfera dell’arte pura? Non credo che sia una questione dovuta esclusivamente alla qualità tecnica della loro proposta di intrattenimento, o meglio, la loro sapienza tecnica li ha emancipati dall’impegno esecutivo, rendendoli così in grado di creare un orizzonte mitico che, grazie al consenso popolare, ha trovato la sublimazione in un rispecchiamento nell’immaginario collettivo. E questo ottenuto attraverso un continuo, estenuante ed entusiasmante balletto attorno a uno dei cardini della rappresentazione: il paradosso, espresso da Totò nel passaggio senza soluzione di continuità dal pusillanime all’eroico, dalla vittima al carnefice, dal reazionario al rivoluzionario; da Buscaglione, nella capacità di consacrarsi e dissacrarsi allo stesso tempo come eroe oscuro e alieno dell’orizzonte mitico del gangsters story americano, attraverso una forma canzone contemporaneamente italianissima e straniera.
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