Il trionfo della mediocrità ha reso alieno ogni talento che non si accontenta del virtuosismo fine a se stesso, del proprio narcisismo, del personalismo e del protagonismo nel basso profilo, di scivolare costantemente e senza soluzione di continuità tra la vita e la scena.
L’epica da catena di montaggio, dispensatrice di leggendarietà a basso costo, non ci consente più di costruire un orizzonte mitico credibilmente sostenibile nel tempo.
Magra consolazione poter dire che nel testamento del recanatese o nell’incompiuto di Flaubert tutto era stato previsto; magra consolazione ricordare le cassandre novecentesche Benjamin, Musil, Marcuse: ha trionfato Warhol, l’artista non sa che farsene dell’opera, figurarsi della sua unicità!
Prometeo ha sempre il suo avvoltoio a rodergli il fegato e non desta più pietà, ma c’è un fotografo sempre pronto a chiedergli di sorridere.
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